La sottile linea che collega genitori e figli


La nostra infanzia, per quanto siamo cresciuti e abbiamo creato qualcosa di nostro, continua ad esistere dentro di noi. Non solo, essa influisce e, ogni tanto, guida tutt’ora il nostro modo di agire.

È del tutto inevitabile che alcuni comportamenti che i nostri genitori mettevano in pratica su di noi si ripropongono nella nostra vita. Meglio ancora, li riproponiamo noi prendendoli in prestito. 

È come se il bambino che siamo stati avesse assorbito tutta una gamma di atteggiamenti che ora influenzano il nostro modo di rapportarci al mondo e di gestire la vita. 

Non solo utilizziamo spesso gli stessi comportamenti che i nostri genitori avevano nei nostri confronti ma noi stessi reagiamo ancora allo stesso modo davanti a quelle azioni che da piccoli ci provocavano tanta tensione.

Per arrivare ad un cambiamento è necessario, innanzitutto, riconoscere il bambino che tutt’ora esiste in noi, comprese le sue paure e i suoi atteggiamenti infantili. 

Successivamente è utile cercare di essere per sé stessi un genitore diverso, al fine di modificare il nostro modo di trattarci, di pensarci, di valutarci. Anche perché la valutazione che facciamo di noi stessi deriva dallo sguardo dei nostri genitori su di noi, dai loro giudizi e dalle loro approvazioni.

Infine, accettando e rispettando il proprio bambino interiore, è possibile instaurare una nuova mentalità e dei nuovi valori.

Vediamo ora alcune modalità di comportamento messe in atto dai genitori sui figli. Queste possono essere generalizzabili, ovvero in cui possiamo rivedere il nostro atteggiamento e le reazioni del bambino che siamo stati.

Il perfezionismo è un atteggiamento genitoriale che può avere delle ripercussioni sui figli. Se i nostri genitori avevano costanti pretese su di noi, ci negavano la loro approvazione affinché raggiungessimo un livello “superiore”. Oppure anche solo aleggiava nell’aria la propulsione a “fare ancora meglio”; probabilmente questa condizione ci ha resi degli adulti schiavi del perfezionismo. In questo caso, l’adulto ha introiettato l’osservazione scrupolosa delle regole, l’attenzione ai dettagli, l’affanno per raggiungere una vetta sempre più alta e la sensazione costante di non essere mai abbastanza. Per spezzare questo circolo vizioso è necessario ridurre la smania a fare di più, smettere di fissarsi delle regole basate sulla visione altrui e contrastare la tendenza all’autodenigrazione. 

La coercizione è un altro atteggiamento che modifica il nostro bambino del passato. Un adulto che soffre di una stanchezza cronica, che si sente incapace di realizzarsi, che si perde spesso nell’immaginazione e che procrastina all’infinito. Queste possono essere le caratteristiche di un individuo che ha subito un comportamento coercitivo da piccolo. Il comportamento rigido e impositivo dei genitori può aver determinato nell’adulto una sorta di resistenza passiva. Ossia una tendenza a imporsi delle direttive, uguali a quelle che i genitori gli imponevano, per poi resistervi, perdendosi nella fantasia, rimandando il più possibile. Ovviamente, questo tipo di ciclo comando-resistenza non è pervasivo di ogni aspetto della vita dell’adulto ma ne inficia solo alcuni ambiti come: la salute, l’igiene, la puntualità, il sesso o i divertimenti. I campi in cui si oppone maggior resistenza sono quelli in cui da bambino si è subita una maggiore coercizione. 

La remissività può essere collegata ad un altro atteggiamento genitoriale importante a livello di impatto sui figli. Se da piccoli si ha avuto dei genitori che si sottomettevano a noi e ai nostri capricci, probabilmente ora noi siamo diventati degli adulti che vivono seguendo l’istinto. Persone avventate, che possono ferire i sentimenti degli altri e che sono incapacitate a raggiungere i propri obiettivi. In questo caso, non avendo appreso da piccoli la possibilità di rispettare i propri limiti, sono diventati degli adulti che si “sentono a casa” solo quando riescono ad appagare immediatamente i loro impulsi. L’aspetto dell’impulsività può essere incanalato sotto forma di esplosioni d’ira, di obesità, alcolismo, spese eccessive e divertimenti. 

Infine, anche l’abbandono è incisivo nel comportamento di un individuo. Qualsiasi fattore che ha impedito al genitore di dedicare una adeguata attenzione al proprio figlio può essere percepito come abbandono da parte del bambino. Questa assenza di qualcosa porta il bambino a diventare un adulto che vive una grande difficoltà nell’entrare in relazione con gli altri. Diventa un soggetto che tende a stringere rapporti superficiali, proiettando comunque verso gli altri enormi aspettative che essi devono soddisfare ma senza alcuna reciprocità. Sono spesso persone capaci di sfruttare gli altri, di attirare l’attenzione, impulsive e alla ricerca continua di un modo per soffocare il senso di colpa. Per gestire questo bambino del passato che ha sofferto di abbandono, è necessario imparare ad accettare la cicatrice di quell’evento, senza cercare di trovare qualcuno che soddisfi e colmi quel vuoto del passato.

Riconoscere e accettare il bambino interiore è il primo passo verso un cambiamento significativo. È fondamentale comprendere le paure e gli atteggiamenti infantili che persistono in noi, consentendoci di intraprendere un percorso di trasformazione. Diventare un genitore diverso per sé stessi implica modificare il modo in cui ci trattiamo, pensiamo e valutiamo. Questo processo di autoconsapevolezza e auto-amore permette di instaurare una nuova mentalità e di abbracciare nuovi valori.


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